PRESENTAZIONE DEL SERVIZIO
TIPOLOGIA DI SERVIZIO E DI UTENTI ACCOLTI
Autorizzata per n.
10 posti per minori di sesso maschile in regime residenziale e 2 posti di
pronta accoglienza (Art. 21, comma 1 lett. g, legge Regione Toscana n. 41/2005),
la struttura educativo-assistenziale residenziale a carattere comunitario
accoglie, sulla base di specifico
provvedimento e/o intervento disposto dai Servizi Sociali degli Enti Locali
competenti o dall’Autorità Giudiziaria:
- ragazzi con situazioni di
disagio personale e/o famigliare pregiudizievole per la loro crescita e
sviluppo;
- minori stranieri non
accompagnati (trovati sul territorio nazionale, senza riferimenti genitoriali o
tutoriali);
- ragazzi inviati dal Dipartimento
della Giustizia Minorile in collaborazione con il Servizio Sociale Minorile del
Ministero della Giustizia, per i quali è stato disposto un provvedimento di
pena alternativa alla detenzione in carcere, o di esecuzione con il
collocamento in comunità (D.P.R. 448/88).
In virtù di ciò, la Comunità si configura
con caratteristiche religiose e culturali aperte a tutte le culture e
professioni religiose, senza alcuna distinzione, perseguendo l’obbiettivo di
integrazione e di convivenza pacifica, ponendo al centro l’accoglienza del
ragazzo, ed impostando il lavoro affinché il minore possa sentirsi accolto,
accettato, ascoltato, compreso, accompagnato ed affiancato nel suo percorso di
crescita e sviluppo affiancandogli un sistema di relazioni finalizzate a
soddisfare tali bisogni.
FINALITÀ DEL SERVIZIO
Un primo obiettivo che caratterizza l’accoglienza residenziale è la
consapevolezza, e la necessità, di rappresentare un intervento a termine. La
comunità residenziale, comunque articolata, è un passaggio non una sistemazione
definitiva; dalla "pronta accoglienza" alle accoglienze prolungate,
anche oltre i 18 anni, è decisivo concentrare le risorse affinché i soggetti
accolti siano aiutati a progettare e realizzare il proprio futuro oltre la
comunità. L’equilibrio da trovare è tra un tempo di permanenza che sia il più
breve possibile, comunque adeguato ai bisogni ed ai problemi del minore
accolto, e un tempo vissuto intensamente ed utilmente per favorire
l’acquisizione e/o il recupero di identità personale, sicurezza interiore,
capacità relazionali, competenze. Che
la comunità di accoglienza si impegni per il proprio superamento, è un
obiettivo ma anche una sfida, da raccogliere e rilanciare in maniera originale
e aderente alle diverse esigenze personali e territoriali.
In tal senso l’impostazione del nostro lavoro, è orientata verso:
- la valorizzazione delle potenzialità di ciascun
minore;
- l'acquisizione di elementi di sempre maggiore
autonomia;
- l'ampliamento delle possibilità relazionali dei
minori;
- l'interazione attiva con il contesto del territorio.
La Comunità quindi non va intesa come spazio di puro contenimento, ma come
struttura che nel quotidiana sviluppa costantemente capacità di progettarsi a
dimensione del minore, proponendosi certamente come "spazio di
passaggio", ma ricco di esperienze utili ad accompagnare in chiave
evolutiva il percorso dei minori ospitati.
In tal senso, la definizione del ruolo sociale ed educativo di una
struttura che accoglie dei minori ne è senza dubbio condizionata, da un lato,
dalla specificità dei bisogni ai quali deve rispondere e, dall'altro lato, dal
tipo di rapporto che esse la struttura è in grado di stabilire con gli altri
"attori" del territorio che ruotano attorno al minore ( famiglia,
scuola, servizi sociali, strutture ricreative, ecc.).
Se nel passato la comunità per minori tendeva a configurarsi come una
struttura quasi autosufficiente, oggi si è diffusa, positivamente, la
consapevolezza che essa rappresenta, in realtà, una risorsa all'interno di una
rete complementare di servizi, capace, proprio per la sua interazione, di
offrire ai minori adeguate e mirate risposte ai loro bisogni, in termini di
coerenza globale e di specificità al tempo stesso. Occorre quindi essere
consapevoli del ruolo di risorsa sociale della comunità in una sorta di "rete di reti" realmente
operativa.
In questo senso, la sua caratteristica principale dovrebbe essere, nella
nostra prospettiva, di porsi come "ambiente di vita" dove,
appunto, quotidianità ed attività si integrano.
In questo modo ci appare centrale poter configurare la comunità come una
struttura educativa dove la relazione quotidiana permette la manifestazione e
la cura di comportamenti diversificati ed autonomi, nel quadro di progetti che
investono la vita reale dei minori.
La comunità dovrebbe quindi
riproporre una clima "familiare", senza simulare la famiglia, ma
riproponendo esperienze di appartenenza e separazione, di autonomia ed unione
in grado di sostenere affettivamente e materialmente il percorso di crescita
dell'identità personale dei minori.